Cos’è?

È un’indagine diagnostica che permette di creare una mappa della sensibilità della retina, misurata in decibel. Consente infatti di effettuare uno studio della fissazione e della soglia di sensibilità retinica visualizzando in tempo reale il fondo oculare. In questo modo, con estrema precisione topografica, viene definita la sensibilità visiva in ogni punto della regione centrale della retina (la macula), nonché la sede e la stabilità della fissazione.

Cosa consente di ottenere?

Consente di valutare la capacità di vedere stimoli luminosi di diversa intensità in varie posizioni della regione retinica esaminata. Se integrato con la misurazione dell’acuità visiva, lo studio microperimetrico è in grado di fornire informazioni importanti per valutare in maniera più precisa la funzionalità maculare. Infatti, la microperimetria è stata introdotta nella pratica clinica proprio per lo studio funzionale di patologie maculari che determinano più o meno precocemente uno scotoma centrale (zona di non visione al centro del campo visivo).

Come si esegue?

Nella prima fase vengono dilatate le pupille. Successivamente, il paziente verrà posizionato di fronte all’apparecchio e verrà invitato a fissare una luce rossa (solitamente una piccola croce o un cerchio), sarà poi necessario premere un pulsante ogni qualvolta appare un punto luminoso di intensità variabile. In questo modo, proiettando stimoli in posizioni selezionate, verrà generata una mappa accurata della sensibilità retinica e questo consentirà di testare la funzionalità della retina. L’esame ha la durata di circa un quarto d’ora, è indolore, non è invasivo, è ripetibile e offre la possibilità di confrontare in tempo reale il difetto campimetrico con la sede del danno. Nel caso di pazienti poco collaboranti, l’esame può avere una durata maggiore e mostrare una notevole fluttuazione dei risultati.

Quando si effettua?

L’esame viene eseguito per lo studio delle degenerazioni maculari senili e giovanili (come la malattia di Best o la malattia di Stargardt), dell’edema maculare, delle retinopatie miopica e diabetica e dei fori maculari. Può essere utile nei controlli che vengono effettuati in seguito a terapie retiniche come, ad esempio, nel caso di iniezioni intravitreali, per trattare la forma essudativa della degenerazione maculare legata all’età (AMD). È importante, quindi, per guidare le scelte nel periodo che segue le operazioni chirurgiche e per valutare i risultati degli interventi. Riveste, inoltre, un ruolo importante nell’esecuzione di programmi riabilitativi degli ipovedenti.

A cosa serve esattamente la riabilitazione visiva con microperimetro?

Il training microperimetrico serve anche a individuare il miglior punto di fissazione retinica. Quando, infatti, si perde la vista centrale, il cervello cerca di sfruttare le aree retiniche adiacenti alla zona di non visione (scotomatosa) ricorrendo alla cosiddetta “fissazione eccentrica”. La regione di retina utilizzata in maniera preferenziale per sostituire la fissazione foveale viene detta PRL (Preferred Retinal Locus). Con il microperimetro lo scopo della riabilitazione visiva è quello di far utilizzare in modo stabile l’area retinica più adatta. La rieducazione all’uso di questa nuova zona viene effettuata mediante biofeedback: si impara a vedere in modo “diverso” dopo un opportuno addestramento. Inoltre, l’esame microperimetrico, in associazione col campo visivo, fornisce informazioni importanti riguardanti l’estensione e la localizzazione delle diverse aree della retina (sia di quelle poco sensibili che di quelle ancora funzionanti), dando indicazioni precise riguardo all’ausilio più idoneo. Quest’ultimo ad esempio, potrà essere utilizzato per la lettura e, soprattutto, con un ingrandimento più adatto per una buona comprensione del testo (attualmente si può ricorrere anche ai tablet che consentono di ingrandire il testo a piacere e di regolare opportunamente luminosità e contrasto).

In cosa consiste la rieducazione mediante biofeedback?

La prima fase prevede l’esecuzione di una microperimetria. Vengono poi effettuate una serie di sedute in cui, guidati da uno stimolo sonoro e visivo, si impara a riconoscere, a utilizzare al meglio il proprio PRL - Preferred Retinal Locus (può anche essere più di uno) e a stabilizzarlo nel tempo, con un successivo miglioramento sia della capacità e velocità di lettura sia della sicurezza nello svolgere le comuni attività quotidiane.

(da Oftalmologia sociale, n*4.2022)