La salute degli occhi dei bambini

«Vietato saltare i controlli», la raccomandazione degli oculisti
La vera prevenzione oggi viene fatta dal pediatra di famiglia, che ha tutti gli strumenti e la formazione necessaria per monitorare lo sviluppo degli occhi del piccolino e semmai rimandarlo a uno specialista
Il bambino ci vede bene? Difficile spesso accorgersi se il piccolo ha un disturbo della vista, nonostante l’attenzione del genitore. Spesso non compaiono sintomi evidenti, non si svolgono gli adeguati controlli e passano nell’ombra difetti o patologie visive che vengono diagnosticati troppo tardi per essere adeguatamente curati. Eppure gli occhi non servono solo a vedere, ma a conoscere. L’80% dell’apprendimento infantile avviene grazie alla vista e, secondo i dati del progetto «Sight for Kids», il 20% dei bambini (su un campione di 130mila) necessita di un approfondimento oculistico e il 5% di loro in tempi brevi. È dunque importante fare prevenzione nei tempi giusti
Spesso non ci sono sintomi
Come ci si accorge che il bambino ha un difetto della vista? «Se aspettiamo di notare qualcosa, potremmo incorrere in errore. È comune se c’è un problema alla vista che ci siano dei sintomi, ma non è sempre così - spiega Maria Antonietta Stocchino, oculista a Cagliari e autrice con Enrica Ferrazzi del libro «Gli occhi dei bambini», in cui si possono trovare tanti consigli pratici per i genitori -. Potremmo notare, per esempio, che il bambino chiuda spesso un occhio, che per vedere metta la testa storta, strizzi o si gratti un occhietto, ma l’aspetto più subdolo è che spesso potremmo non osservare nulla, perché il piccolo non sa di poter vedere meglio di così e si adatta con i mezzi che ha».
Quando andare dall'oculista
La vera prevenzione oggi viene fatta dal pediatra di famiglia, che ha tutti gli strumenti e la formazione necessaria per monitorare lo sviluppo degli occhi del piccolino e semmai rimandarlo a un oculista. «Certo, un genitore deve prestare attenzione a diverse cose, prima di tutto la sua storia familiare, perché in caso di patologie congenite oculari deve attivare dei meccanismi e delle antenne diverse dagli altri - afferma Paolo Nucci, presidente della Società italiana di oftalmologia pediatrica e strabismo -. Ci sono poi degli elementi che possiamo osservare e vedere come atipici, come storcere gli occhi oltre ai due mesi di età, cosa che merita un approfondimento direttamente da parte di un oculista». E, possibilmente, un professionista specializzato in bambini, «perché il rimbalzo da parte di un oculista che non ha competenze specifiche rallenta i tempi e può creare false sicurezze».
I controlli di routine
È molto importante rispettare la puntualità dei controlli, da parte del pediatra, ma anche dal genitore. E quindi bisogna prenotare per tempo le visite e non rimandarle perché apparentemente il bambino pare vederci bene. Il primo esame necessario è il test del riflesso rosso, che viene eseguito in ospedale alla nascita e successivamente in studio dal pediatra di famiglia. Segue poi la visita dei 3 anni. «È una visita che consente l’uso di apparecchiature sofisticatissime, perché l’oculista pediatrico è ormai dotato di materiali straordinari che permettono di analizzare con rapidità anche bambini poco collaborativi», prosegue Nucci. Infine la visita dei 6 anni, se non ci sono anomalie.
Affaticamento degli occhi
A che età si registrano i primi problemi della vista? «Spesso già nell’età delle elementari e delle medie iniziano a insorgere piccoli difetti, soprattutto affaticamento visivo» risponde Stocchino. La causa principale è lo stile di vita: i bambini giocano poco all’aperto e usano sia per lo studio (per esempio la Lim a scuola), sia per giocare i dispositivi digitali, sovraccaricando gli occhi, che faticano per esempio a mettere a fuoco. «Sono sintomi della cosiddetta astenopia, ovvero sintomi di disagio visivo, non sempre correlati a grossi difetti. È proprio un affaticamento costante degli occhi, che sono usati soprattutto per le distanze ravvicinate». A tal proposito l'esperta ricorda di non abusare della tecnologia nel tempo libero. «Spesso vengono messi in mano anche a neonati gli smartphone. Ci sono addirittura degli accessori per fissare il telefono e il tablet nella carrozzina. Questa, secondo me, è l’emergenza principale, perché è talmente potente il meccanismo di sedazione che è difficile rinunciarci. Purtroppo, però, le conseguenze non sono solo visive, ma anche di tutto lo sviluppo neurologico del bambino - puntualizza Stocchino -. È comprensibile, quindi, darli ai bambini, ma non troppo piccolini e mai prima dei 2 anni». Poi è importante dedicare un’ora al giorno all’attività all’aria aperta.
Come prepararsi alla prima visita
Quali sono i rischi di un ritardo nei controlli? «Più intercettiamo i difetti avanti con l’età, cioè più ci allontaniamo dal periodo plastico maggiore, dalla capacità visiva di migliorare e di acquisire il meglio delle sue potenzialità, più rischiamo di non correggere a pieno i difetti» dice Stocchino. La prima visita oculista non è traumatica e non deve creare preoccupazione. È importante arrivare dal medico preparati e quindi riferire se in famiglia ci sono patologie pregresse e se abbiamo notato alcuni sintomi o atteggiamenti del bimbo che possono essere di interesse. «È molto divertente, perché si fanno dei giochi per verificare come gli occhietti lavorano insieme. I bambini, nove volte su dieci, escono super felici. L’unica seccatura è che per vedere bene i dettagli dell’occhio abbiamo bisogno della luce, quindi c’è un po’ di abbagliamento. Poi dilatiamo la pupilla, quindi dopo il bambino può rimanere infastidito dalla luce. Si consiglia di portare degli occhiali da sole da usare a fine visita».
(Valentina Rorato) - 08 aprile 2024 – corriere.it