Anemia falciforme e rischio retinopatia
I dati presentati al meeting annuale dell’American Academy of Ophthalmology di San Francisco, rivelano come un bambino su tre affetto da malattie cellulari soffra di retinopatia.
L’anemia a cellule falciformi è una rara condizione ereditaria in cui i globuli rossi assumono una forma rigida, appiccicosa e alterata.
Coloro i quali soffrono di tale patologia, talvolta, possono sviluppare problemi alla vista, poiché le cellule falciformi rimangono intrappolate nei piccoli vasi sanguigni presenti nella parte posteriore dell’occhio.
L’American Academy of Ophthalmology (AAO) ha rivelato come la retinopatia dipenda dal processo di invecchiamento e quindi dall’età, con un conseguente rischio significativamente maggiore per i pazienti anziani rispetto a quelli più giovani.
Al fine di avere maggiori informazioni su questa condizione e su come essa si manifesti nei bambini, i ricercatori dell’University of Tennessee Health Science Center hanno condotto un’ampia indagine, presentata al 127° meeting annuale dell’AAO, ottenendo dati sorprendenti: un bambino su tre presenta una retinopatia, che per il 9% richiede un trattamento medico.
Questi dati suggeriscono come i bambini affetti da anemia falciforme debbano essere sottoposti a screening per i problemi alla vista con la stessa frequenza degli adulti.
“I nostri dati sottolineano la necessità che i pazienti, compresi quelli in età pediatrica, affetti da anemia falciforme, si sottopongano a screening oftalmici di routine e a un adeguato trattamento sistemico e oftalmico”, ha dichiarato nel comunicato stampa Mary Ellen Hoehn, MD, Prof.ssa di oftalmologia presso l’University of Tennessee Health Science Center.
Inoltre, sono state prese in esame diverse terapie farmacologiche che hanno rivelato come l’idrossiurea, agente chemioterapico utilizzato per ridurre le crisi dolorose nei pazienti affetti da anemia falciforme, e le trasfusioni croniche possono essere associati a tassi ridotti di retinopatia, tenendo sempre conto dei diversi genotipi.
Lo studio è stato condotto esaminando le cartelle cliniche di 652 pazienti di età compresa tra i 10 e i 25 anni (età media: 14 anni), che sono stati sottoposti a esami oculistici (2.240 visite) negli ultimi 12 anni.
I risultati dei dati analizzati sono i seguenti:
• Il 33% aveva una retinopatia non proliferativa.
• Il 6% aveva una retinopatia proliferativa.
• 33 occhi sono stati trattati con fotocoagulazione panretinica, più comunemente per PR di stadio 3 (43%).
• La terapia intravitreale anti-VEGF è stata somministrata a cinque occhi, tutti con PR.
• Altre complicazioni sono state il distacco della retina e l’occlusione dell’arteria retinica.
• La perdita della vista (acuità visiva finale corretta al meglio 20/60) in seguito a complicazioni della malattia falciforme è stata riscontrata solo in un paziente con occlusione dell’arteria retinica centrale.
“Ci auguriamo che le persone utilizzino queste informazioni per curare meglio i pazienti affetti da anemia falciforme e che vengano eseguiti più tempestivamente esami oftalmici di screening, in modo da prevenire le complicazioni della vista dovute a questa malattia”, ha concluso Hoehn nel comunicato stampa.
I dati precedentemente riportati sono da tenere in considerazione e soprattutto da non sottovalutare in quanto potrebbero rappresentare un punto di svolta per quanto concerne diagnosi più precoci e risultati migliori per i pazienti.
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